Tecnica e materiali

Come funzionano i wearables

Illustrazione di una mano con smartwatch circondato da funzioni

Immagine: CanStockPhoto

Per raccogliere dati, i wearables hanno bisogno di un'intera gamma di sensori. 

  • I sensori di pressione misurano le variazioni di altezza.
  • I moduli GPS riconoscono la località e mostrano i percorsi.
  • Gli accelerometri registrano la direzione, l’intensità e la velocità dei movimenti nello spazio tridimensionale.
  • I sensori foto-ottici registrano la frequenza cardiaca. In base alla variabilità della frequenza cardiaca, cioè l’intervallo di tempo tra un battito e l’altro, viene rilevato il livello di stress.
  • I sensori ottici a infrarossi eseguono la radiografia di vene e vasi sanguigni e, in base alla quantità di luce assorbita, calcolano le pulsazioni e il livello di ossigeno nel sangue.
  • I giroscopi registrano i movimenti rotatori.
  • I sensori bioelettronici conducono corrente di bassa intensità attraverso il corpo misurandone la resistenza, maggiore in presenza di grasso, che è un cattivo conduttore, e minore nei tessuti muscolari.
  • I sensori di temperatura misurano la temperatura dell’aria o della pelle.

Dove vanno a finire tutti questi dati?

Il software del tracker trae le conclusioni basandosi su tutti questi dati. In genere i dati vengono trasmessi a un’app sullo smartphone o sul tablet, oppure a un server nel cloud. Il tutto avviene in modalità contactless, ad esempio tramite Bluetooth. Nell’app i dati dei sensori eseguono una serie precisa di fasi prestabilite, ovvero vengono elaborati dai cosiddetti algoritmi, i quali comparano i dati rilevati con i dati del training. Gli algoritmi intelligenti sfoltiscono i dati in autonomia, in base ai modelli conosciuti.

Creato: 10.02.2023
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